Ritratti
Tutte le mattine, quando arrivo a Termini, la voce dall’altoparlante annuncia il treno in partenza per Roccaravindola, che io non ho mai visto, non so dove sia, ma mi immagino scritto così, tuttoattaccato.
Questa mattina poi, andando a piedi verso l’ufficio, ho incrociato un gruppo di studenti tedeschi in gita. Ho capito che erano tedeschi dalle magliette a maniche corte, in netto contrasto con i miei sciarpaecappello, dalla fila perfettamente ordinata dietro le insegnanti e perché una tipa bionda ha urlato improvvisamente ‘Achtung!’ contro un’auto che non si era fermata, nonostante le strisce.
Al bar della biblioteca, infine, c’è una ragazza nuova, spaesata, circondata da diverse tazzine, e sul bancone altrettanti piattini, tutti disperatamente vuoti. Aspetto più di sette minuti, poi vado via, decisamente contrariata. Torno dopo poco e lei è ancora là. Si sono aggiunte tazze e termos, e una discreta fila alla cassa.
Ordino il mio solito cappuccio, non le riesce di fare il conto. Pigia più volte i tasti ripetendo ‘cappuccinosoiamic, cappuccinosoiamic’ come una preghiera. Diventa tutta rossa in faccia e borbotta tra sé, fissando il monitor senza vederlo. ‘Non ho fretta’, mento. ‘Provaci con calma’ … aggiungo.
Ha fatto un sospiro così profondo, come se stesse trattenendo il fiato da secoli. Ha alzato lo sguardo e mi ha sorriso, di un sorriso grato. Sono arrossita dentro, per essermi così infastidita poco prima. Le ho sorriso di rimando, di un sorriso complice.
Ho imboccato il corridoio con il bicchiere bollente tra le mani, ripensando alle prime volte della mia vita. Ai tentativi falliti. Ai mancati sorrisi. A quante volte una parola avrebbe potuto cambiare una storia, ma non l’abbiamo mai pronunciata. E abbiamo scelto con noncuranza di non fare la differenza.
Questa mattina volevo scrivere di Roccaravindola, e di quel treno che prima o poi prenderò. Della Germania. Che Berlino, si sa, è davvero una città meravigliosa. E come al solito, invece, ho finito per scrivere di sorrisi. Perché alla fine della fiera, la stronza io non la so proprio fare.